Voglio raccontarvi alcuni episodi recenti vissuti in prima persona, prendendo spunto dalle mie recenti esperienze di team leader.
Chi opera nel settore del network marketing sa che ogni azienda deve continuamente aggiornarsi, evolversi e migliorarsi. È normale e sappiamo anche che ogni miglioramento comporta spesso qualche difficoltà nei passaggi.
Naturalmente in qualità di sponsor del proprio team, durante questa fasi particolari, io cerco sempre di fornire loro tutto il supporto possibile e immaginabile cercando di risolvere insieme le problematiche che man mano si presentano, come un vero team. Appunto, come un vero team, e fin qui tutto ok.
Ma se in un team venisse a mancare una guida in grado di fornire tutto il supporto necessario? Un punto di riferimento per coloro che ancora non hanno quell’esperienza necessaria per portare avanti l’attività in totale autonomia?
Normalmente i nuovi contatti che ricevo provengono da tutti quelli interessati ad iniziare un’attività insieme a me, poi se iniziano o meno è un altro discorso, ma io in qualsiasi caso sono sempre felice di illustrare e fornire tutti e più possibili dettagli a riguardo.
Spesso però, mi è capitato di essere stato contattato da chi già svolge la mia stessa attività. Voi mi direte “Se hai un team è normale!”, solo che non erano del mio team. Di chi erano allora? O meglio, chi era il loro upliner?
Premetto che chi entra in un business per me è sempre il benvenuto, che sia nel mio team o in quello di un altro. E’ il mio approccio professionale, è la mia filosofia imprenditoriale, è il mio “galateo aziendale”: lavoriamo appunto per la stessa azienda e anche se sei dall’altro capo del mondo …io ci sarò!!… E ti aiuterò. E così ho fatto.
Ho ricevuto diverse richieste, chi via mail, chi via skype, ma c’è stato qualcuno, che per quanto era disperato, mi chiamava addirittura direttamente al telefono cellulare in orari alquanto improbabili… Ho risposto naturalmente, rispondo sempre, tranne la notte, tranne quando sto addormentando le bimbe e tranne quando sto in bilico in cima ad una scala a 4 metri di altezza mentre sto riverniciando il cornicione di casa mia… Escludendo questi tre casi, mi sembra un ottimo servizio di pronto intervento!
Erano più o meno panicati dai disagi dovuti al rinnovamento di una determinata azienda e cercavano disperatamente un aiuto a risolvere anche per ciò che non c’era molto da fare, se non quello di aspettare che risolvessero a monte piccoli bug e problematiche.
Credo di aver espletato bene questo servizio, ma come ogni “call center” che si rispetti, alla fine di ogni telefonata, la domanda da parte mia (e la potete già immaginare) sorgeva alquanto spontanea: “Ma il tuo upliner? Che fine ha fatto?”
Beh, di risposte ne ho avute varie, in alcune delle quali era piuttosto evidente un certo risentimento da parte del mio interlocutore, a tratti imbarazzato, a tratti incavolato. Ma la risposta più comune di tutte le altre (udite udite!!) era la seguente:
“SONO STATO ABBANDONATO!”
Ebbene sì, questa era la risposta più comune. Uno di Roma per sdrammatizzare ha aggiunto: “Sai… qui a Roma funziona un po’ così, prima ti stanno dietro dietro come cagnolini, poi una volta che hai iniziato… ciao ciao!”
È evidente che stava scherzando, non posso credere che a Roma “si usa così” e basta. Credo invece che questa sia pratica di alcuni, spero pochi ed isolati, che stanno un po’ ovunque e che non hanno la benché minima concezione di cosa sia il mondo del lavoro.
Addirittura, alcuni fra quelli che mi hanno contattato non sapevano nemmeno dell’esistenza del supporto ufficiale italiano. Non sapevano che già da qualche mese abbiamo un Independent Contractor italiano che è stato ufficializzato e che svolge la funzione di interfacciamento appunto tra l’azienda e i suoi affiliati, attraverso un portale a loro riservato e che hanno iniziato l’attività.
Io capisco che la sponsorizzazione di nuovi affiliati, in qualsiasi caso, porta benefici all’upliner, ma certo è che se un affiliato, specie agli inizi, non stimolato nella direzione giusta, può provocare un rallentamento nella crescita, sia per quanto riguarda l’attività svolta dall’affiliato stesso, sia per quanto riguarda i benefici ottenuti dal suo upliner.
Non solo. Problematiche analoghe a quelle che vi ho raccontato, alcune delle quali potrebbero essere risolte semplicemente consultando il proprio upliner, sfocerebbero in una quantità smisurata di ticket mandati direttamente all’azienda, con la logica ed inevitabile conseguenza di una mancata risposta.
Ecco io rivolgendomi a voi upliner, che avete deciso di crearvi un team di vostri diretti, vi invito a considerare il seguente piccolo vademecum fatto di soli 7 punti. Non voglio avere la pretesa di insegnare niente a nessuno, ma credo che ciò che segue rappresenti alcune fra le regole fondamentali valide in qualsiasi altra forma di intraprendenza professionale, qualsiasi sia l’azienda con cui si decide di andare a lavorare.
Buon lavoro a tutti.
ESSERE TEAM LEADER
- Essere team leader non comporta solo sponsorizzare nuovi affiliati.
- Essere team leader significa conoscere bene l’azienda per cui lavori, in tutti i suoi aspetti.
- Essere team leader vuol dire essere cosciente del tempo in più che dovrai dedicare per seguire i tuoi diretti.
- Essere team leader vuol dire informare tempestivamente i propri diretti di tutte le novità di cui si è a conoscenza.
- Essere team leader significa fornire, per quanto possibile, tutte le soluzioni ad eventuali problematiche che si dovessero presentare, possibilmente prima ancora che si presentino.
- Essere team leader comporta il rispetto della filosofia aziendale che dovrà essere tramandata ai propri diretti.
- Essere team leader senza sponsorizzare nessun affiliato vuol dire “Non essere team leader“, quindi l’unica responsabilità che hai è solo quella nei confronti di te stesso.
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